
Negli ultimi mesi abbiamo visto la questione palestinese balzare agli onori delle cronache nazionali, con colpevole ritardo degli stessi che fino a quel punto si erano limitati a poco più di una conta delle uccisioni di civili palestinesi da parte dell’esercito di Israele e alla cronaca delle posizioni pilatesche espresse dalla politica Europea e Italiana.
L’invasione genocida di Gaza City da parte di IDF, le dichiarazioni criminali da parte dei rappresentati di Stato israeliano e soprattutto l’organizzazione della Global Sumud Flotilla hanno risvegliato le piazze italiane ed europee, che si sono affollate di centinaia di migliaia di manifestanti che hanno chiesto a gran voce la cessazione degli attacchi, il ripristino dello stato di diritto, il riconoscimento dei diritti del popolo Palestinese e un impegno attivo ed efficace del nostro Governo volto al riconoscimento dello Stato di Palestina e ad una censura netta delle politiche colonialiste di Israele e allo stop immediato degli attacchi di un esercito nei confronti dell’inerme popolazione civile.
Legambiente è stata sempre presente in quelle piazze, sia a livello locale che a livello nazionale.
Siamo sces* in piazza in difesa del popolo Palestinese.
Siamo sces* in piazza perché siamo profondamente convint* che il genocidio messo in atto da Israele sia una vergogna per l’intero genere umano.
Utilizziamo la parola “genocidio” a ragion veduta: nel gennaio 2024, nel contesto di un ricorso presentato dal Sudafrica, la Corte internazionale di giustizia (CIG) delle Nazioni Unite ha ritenuto «plausibilmente genocidarie» le azioni d’Israele a Gaza, ordinando a Israele di fare quanto in suo potere per «prevenire possibili atti genocidari». La commissione speciale ONU incaricata di studiare il caso ha concluso nel rapporto A/79/363 del 20 settembre 2024 che le pratiche di guerra d’Israele «presentano elementi caratteristici del genocidio». Il 25 marzo la relatrice speciale Onu Francesca Albanese ha depositato «Anatomia di un genocidio», individuando atti tipici del crimine nella condotta militare e politica israeliana. A giugno 2024 la Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite ha accertato crimini di guerra e contro l’umanità, parlando di “sterminio” e di uso della fame come arma. Benyamin Netanyahu e Yoav Gallant, rispettivamente primo ministro ed ex capo della difesa di Israele, sono stati condannati dalla Corte Internazionale dell’Aja per crimini di guerra e contro l’umanità avvenuti nell’ambito delle operazioni militari condotte durante l’attacco a Gaza.
Siamo sces* in piazza perché siamo profondamente intris* dei valori del pacifismo. Nell’ultimo Congresso Nazionale di Legambiente sono state due le mozioni (Mozioni-tematiche-XII-Congresso-nazionale-di-Legambiente.pdf ) sul tema approvate dall’Assemblea, una sul tema pace e una specifica sulla Palestina. Con quest’ultima si impegnava l’Associazione a “garantire un maggiore impegno nella denuncia e condanna degli abusi perpetrati ai danni della società civile”.
Siamo sces* in piazza, come associazione ambientalista, perché consapevoli che le guerre, tutte le guerre, siano anche catastrofi ambientali. A Gaza, l’offensiva militare iniziata nell’ottobre 2023 ha prodotto nella regione danni ambientali senza precedenti: alberi e campi bruciati, infrastrutture idriche e fognarie distrutte, milioni di tonnellate di macerie contaminate, scarico di liquami in acqua e in terra, inquinamento atmosferico. L’ecocidio è esso stesso strumento di guerra ed è inscindibile dalla crisi umanitaria, ne rappresenta anzi la sua dimensione ambientale e strutturale, compromettendo la sopravvivenza della popolazione e ogni possibilità di ricostruzione.
Così come siamo consapevoli del ruolo chiave che hanno in questa vicenda i giacimenti di gas fossile al largo delle coste palestinesi e di come le rinnovabili possano essere parte della soluzione. La mozione congressuale chiedeva di “lanciare una campagna di denuncia delle nuove licenze per l’esplorazione di gas naturale recentemente rilasciate dalle autorità israeliane a ENI […]. Scelte in continuità con quel “piano Mattei” legato a doppio filo al modello delle lobby delle fossili, che respingiamo con fermezza”.
Siamo sces* in piazza!
E siamo pront*, come sempre, a tornarci in difesa della Pace e per un futuro migliore, che continuiamo a pensare possibile.
Oggi più che mai il claim che abbiamo a più riprese utilizzato risuona come un monito:
La pace è rinnovabile!

