Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta

Ecomafie: una ferita aperta per l’ambiente e la legalità

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Le ecomafie non sono più un fenomeno marginale. Sono una realtà criminale strutturata, capace di infiltrarsi nei gangli vitali dell’economia e della pubblica amministrazione, devastando territori, comunità e risorse naturali.

Il termine “ecomafia”, coniato da Legambiente negli anni ’90, descrive l’insieme delle attività illegali a danno dell’ambiente gestite da organizzazioni mafiose o comunque criminali. Dallo smaltimento illecito dei rifiuti all’abusivismo edilizio, dal traffico di animali e rifiuti pericolosi agli incendi dolosi, ogni reato ambientale è una ferita alla giustizia ecologica. 

Un passo fondamentale nella lotta contro questo fenomeno è stato compiuto nel 2015, con l’approvazione della legge sugli ecoreati (Legge 68/2015), che ha introdotto nel codice penale italiano cinque nuovi delitti ambientali: inquinamento ambientale, disastro ambientale, traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività, impedimento del controllo e omessa bonifica. Questa legge ha finalmente riconosciuto la gravità delle aggressioni all’ambiente, equiparandole a reati penali e rendendo più efficace l’azione della magistratura e delle forze dell’ordine.  

Il Rapporto Ecomafia è il principale strumento di analisi, denuncia e proposta di Legambiente contro la criminalità ambientale. Redatto annualmente dall’Osservatorio Nazionale Ambiente e Legalità, il rapporto nasce nel 1994 e da allora viene aggiornato con il contributo di una vasta rete di collaborazioni: Forze dell’ordineCapitanerie di portoAgenzia delle Dogane e dei MonopoliISPRA, e gli avvocati dei Centri di Azione Giuridica di Legambiente. 

Il documento raccoglie e analizza i dati sui reati ambientali commessi in Italia, come lo smaltimento illecito di rifiuti, l’abusivismo edilizio, i crimini contro la fauna e il patrimonio culturale, e le infiltrazioni mafiose nei settori dell’economia verde. Oltre ai numeri, il rapporto racconta storie emblematiche, propone riforme legislative e promuove azioni di contrasto e prevenzione. 

Curato da Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio, il Rapporto Ecomafia è diventato negli anni un riferimento per istituzioni, magistratura, giornalisti e cittadini impegnati nella difesa della legalità ambientale.

I numeri delle ecomafie in Piemonte 

Se è vero che il Mezzogiorno resta l’epicentro delle ecomafie, anche il Piemonte non è immune. Negli ultimi dieci anni, la nostra regione ha visto un incremento costante dei reati ambientali, con una particolare incidenza nel ciclo dei rifiuti e nel settore del cemento. Secondo i rapporti annuali di Legambiente, il Piemonte ha registrato centinaia di illeciti ambientali ogni anno, con punte significative nelle province di Torino, Alessandria e Novara. 

Nel 2024, il Piemonte ha contribuito con oltre 600 reati ambientali accertati, tra cui spiccano: 

  • Smaltimento illecito di rifiuti: spesso legato a imprese che operano in modo fraudolento, eludendo controlli e normative. 
  • Abusivismo edilizio: con costruzioni in aree protette o soggette a vincoli paesaggistici. 
  • Reati contro la fauna: dal bracconaggio al traffico di specie protette. 


Crescono, purtroppo, in maniera significativa i reati ambientali nel nostro territorio: nel 2024 il Piemonte si classifica all’undicesimo posto rispetto alle regioni d’Italia con 1.659 
reati (+22,07% rispetto al 2023), con la media di 4,5 reati al giorno nonostante una diminuzione dei controlli che nel 2024 sono stati 41.950 mentre nel 2023 sono stati 45.866. Il numero dei sequestri è in leggera diminuzione (231 sequestri rispetto ai 236 sequestri del 2022), mentre non si sono verificati arresti, al contrario, nel 2023 le persone arrestate sono state 20. Le province con i valori assoluti più elevati risultano essere Cuneo, con 356 reati (+61,08% rispetto all’anno precedente), Torino con 332 (+14,88%) e Alessandria con 159 (39,47%). In particolare, Torino concentra quasi la metà dei sequestri regionali (107 su 231), seguita da Alessandria e Cuneo. Nelle altre province i numeri si mantengono più contenuti: il Verbano-Cusio-Ossola ha registrato 101 reati, Novara 97, Asti 82, Vercelli 62 e Biella 52. Il dato regionale evidenzia un incremento significativo rispetto al 2023, anno in cui, ad esempio, nel solo ciclo dei rifiuti erano stati rilevati 466 reati. Continua a salire la pressione del ciclo illegale del cemento (649 reati in Piemonte, 4,8% del totale dei reati in Italia), ma a preoccupare sono gli illeciti penali nel ciclo dei rifiuti (681 reati) che fanno passare il Piemonte dall’ottavo posto al settimo sul totale dei reati in Italia, pari al 6,1% dei reati totali. La crescita nel numero complessivo di illeciti, insieme all’aumento dei sequestri, suggerisce una maggiore estensione del fenomeno ambientale e un’attività di contrasto più intensa da parte delle autorità preposte.   

Focus sulla Valle d’Aosta 

Negli ultimi dieci anni, la Valle d’Aosta ha registrato un numero contenuto ma significativo di reati ambientali, con una tendenza in crescita soprattutto nel ciclo dei rifiuti e nel settore edilizio. Nel 2024, secondo il rapporto Ecomafia di Legambiente, la regione ha registrato 193 reati ambientali (+164,38% rispetto all’anno precedente), con 177 persone denunciate (+156,52%), nessun arresto e 4 sequestri (+33,33%). L’intero dato regionale è riferito alla provincia di Aosta, unica provincia della regione. La presenza di reati ambientali anche in un territorio a bassa densità abitativa e a elevato valore naturalistico conferma la diffusione capillare del fenomeno. Nel complesso, i dati del 2024 indicano una crescita esponenziale del fenomeno dell’illegalità ambientale rispetto all’anno precedente. 

La risposta di Legambiente 

Come Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, siamo impegnati ogni giorno nel denunciare, monitorare e contrastare questi fenomeni. Lo facciamo attraverso campagne di sensibilizzazione, azioni legali, proposte normative e collaborazioni con le forze dell’ordine. Ma serve di più: servono controlli più capillarisanzioni più severetrasparenza negli appalti pubblici e una cultura della legalità ambientale che parta dalle scuole e arrivi alle imprese. 

Nel 2024, Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta ha organizzato, in collaborazione con Libera, diversi eventi per tenere alta l’attenzione sul tema: 

  • Presentazione del Rapporto Ecomafia 2024 a Torino (febbraio): con la partecipazione di esperti, istituzioni e rappresentanti delle forze dell’ordine, è stato evidenziato il ruolo crescente del Piemonte nel ciclo illegale dei rifiuti, con 466 reati accertati nel 2023 (+58,5% rispetto al 2022). Questo evento ha stimolato le istituzioni, tant’è che poche settimane dopo, la Commissione Ambiente e Legalità del Consiglio regionale del Piemonte presieduta da Domenico Rossi ci ha convocato in un’audizione per una presentazione più specifica dei dati piemontesi per contribuire alla discussione della Commissione e procedere con un percorso in sinergia di informazione e diffusione.  
  • “Fame di verità e giustizia” la campagna lanciata a marzo 2024 da Libera con altre organizzazioni e associazioni con un menù simbolico di “12 portate difficili da digerire”, tra cui i reati ambientali. Tante le iniziative, flash mob a Torino e ad Aosta, che continuano per riportare al centro dell’agenda pubblica l’urgenza del contrasto ai mafiosi e ai corrotti e affermare il valore della giustizia e della trasparenza nella vita pubblica.
     

Gli eventi e le iniziative non sono ancora finiti. 
In partenariato con il Museo A come Ambiente abbiamo partecipato al Bando “BRUNO CACCIA – Promozione della legalità” della Città di Torino attraverso Fondazione per la Cultura con il progetto PLANET. Obiettivo del progetto sviluppare uno strumento di formazione, diffusione delle informazioni, coinvolgimento delle persone in forme di cittadinanza attiva, per la declinazione del concetto di legalità anche in ambito ambientale nelle attività delle scuole superiori e attraverso iniziative aperte alla cittadinanza.  

L’evento conclusivo del progetto si terrà giovedì 13 novembre presso il Museo A come Ambiente e prevederà due momenti. La mattinata dedicata alla presentazione del serious game per studenti delle scuole secondarie di II grado e adulti, sul tema delle illegalità ambientali, usando il modello PlayDecide.eu. Un gioco che resterà a disposizione delle scuole superiori piemontesi e anche per la replica anche in altre regioni e paesi sulla piattaforma Europea. La serata dedicata alla Presentazione del Rapporto Ecomafia 2025 con il focus sui dati piemontesi relativi al 2024.  

Il premio “Luisa Minazzi – Ambientalista dell’Anno”, giunto alla XVI edizione quest’anno, è l’iniziativa con cui Legambiente insieme alla Nuova Ecologia insieme al comitato organizzatore di Casale Monferrato, è lo strumento per raccogliere esperienze di “virtù civiche” che ci danno una reale speranza rispetto ad un mondo diverso possibile. I candidati al Premio sono persone e storie che quotidianamente lottano contro la crisi climatica, contro le illegalità ambientali, contro le disuguaglianze con azioni concrete. L’impegno civico e la partecipazione attiva di queste persone nelle comunità di cui fanno parte sono il motore del Premio Luisa Minazzi, che vuole dar loro un palcoscenico che permetta di raccontare e raccontarsi in un messaggio di speranza e resilienza in un territorio quello di Casale Monferrato che ha fatto della resilienza la sua parola chiave. Il Premio è intitolato a Luisa Minazzi, attivista ecologista che ha perso la vita a causa dell’esposizione all’amianto, diventando simbolo della lotta contro l’amianto nella città dell’Eternit. 

Il 28 novembre a Casale Monferrato ci sarà la cerimonia di consegna del Premio a uno dei sei candidati. Fino al 23 novembre sarà possibile partecipare al voto e dare la propria preferenza ad una di queste sei storie incredibili. https://www.premioluisaminazzi.it/  

Le ecomafie non si combattono solo con le leggi, ma con la partecipazione attiva dei cittadini, con l’informazione e con la volontà politica di mettere l’ambiente al centro delle scelte. 

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