Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta

Nuovo inceneritore? Al Piemonte non serve!

Come in un eterno loop temporale, in Piemonte si torna a parlare di inceneritori. 

Il PRUBAI (Piano Regionale Rifiuti Urbani e Bonifica Aree Inquinate), approvato dalla Regione Piemonte nel maggio 2023, individua una necessità di potenzialità residua di incenerimento e prevede, di conseguenza, la realizzazione di un nuovo inceneritore da 250.000 t/anno. 
Le opzioni individuate inizialmente erano un nuovo impianto nel quadrante nord-est della Regione, un nuovo impianto nel quadrante sudorientale o l’ampliamento dell’esistente impianto torinese del Gerbido a cui si aggiungerebbe una quarta linea. Alla Regione sono giunte due autocandidature (il Comune di Asti ed il Comune di Ghemme, in provincia di Novara) oltre alla disponibilità del Comune di Torino all’ampliamento del Gerbido. 

L’Autorità Regionale Rifiuti, ente nato nel settembre 2023 con il compito di istituire il percorso che porterà alla realizzazione dell’impianto, ha già comunicato in via informale che la sola ipotesi ad oggi accettabile è quella dell’ampliamento di Torino.  

La localizzazione dell’impianto, però, non è un tema che ci appassiona particolarmente: l’impianto è figlio di una pianificazione regionale e dunque sarà a servizio dell’intera Regione e gli impatti ambientali ed economici saranno, quindi, a carico di tutta la cittadinanza piemontese.  

Legambiente esprime il suo chiaro NO ad un nuovo inceneritore in Regione.  
Proviamo a chiarire le ragioni della nostra posizione. 

Innanzitutto, contrariamente a quanto sostenuto da alcune narrazioni distorte, un inceneritore si pone al di fuori dei cicli virtuosi dell’economia circolare. In un periodo storico in cui l’Economia Circolare è in forte crescita (e con essa gli investimenti sul settore) sembra paradossale tornare a discutere di come bruciare materiali invece di trovare nuove modalità di recupero di materie prime preziose, come peraltro indicato dalle normative europee. 

Ma se vogliamo uscire da posizioni teoriche ed arrivare ai dati, possiamo semplicemente affermare, basandoci sui dati contenuti nello stesso PRUBAI, che un nuovo inceneritore per gli RSU (Rifiuti Solidi Urbani) in Piemonte non serve. 

Partiamo dagli obiettivi al 2035 del PRUBAI: 2.000.000 di tonnellate di rifiuti prodotti sul territorio piemontese; 82% di raccolta differenziata media a livello regionale (con un 18,5% di scarto); produzione pro-capite di 448 kg/abitante anno. 

Per raggiungere questi obiettivi, vengono presentati diversi scenari. Da questi dati deriva una necessità di smaltimento massima (Scenario A) di 626.992 t/anno. Nel caso dello Scenario B (quello definito nel PRUBAI più conveniente) tale necessità scenderebbe a 576.592 t/anno (nell’ipotesi più pessimistica).  
Nel 2023 l’inceneritore del Gerbido ha bruciato 600.124 t di rifiuti (604.532 nel 2022), quindi più della necessità espressa dal PRUBAI. Risulta evidente come tutti gli RSU regionali troverebbero spazio nell’impianto del Gerbido attualmente attivo. 

Ma i 2.000.000 di tonnellate all’anno sono un obiettivo realistico? 

I numeri contenuti nel PRUBAI indicano, in realtà, una riduzione potenziale più significativa: l’obiettivo dei 448 kg/anno pro-capite, applicato alla previsione demografica di piano (4.200.000/4.400.000 abitanti al 2035) porterebbe ad una produzione di 1.881.600/1.971.200 t/anno. Sensibilmente inferiore ai valori su cui si è calcolata la necessità di smaltimento. Se poi consideriamo che l’Annuario Statistico Regionale in collaborazione con ISTAT stima 4.100.000 abitanti in Piemonte al 2035, le potenziali necessità di smaltimento diminuirebbero ulteriormente, arrivando a 1.836.800 t/anno. 

Da questi numeri, in qualsiasi scenario analizzato nel PRUBAI, risulta evidente come un nuovo impianto per l’incenerimento di RSU non sia necessario. 

Ma tali obiettivi di riduzione, sebbene molto timidi, si vogliono realmente perseguire?  
Pur non essendo compito del PRUBAI determinare quale possa essere la dotazione finanziaria che la Regione Piemonte mette a disposizione di Consorzi o Comuni per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione e raccolta differenziata, ad oggi non ci sono atti che forniscano indicazioni in tal senso. Tutta la responsabilità viene scaricata sugli enti sottordinati, le cui risorse sono notoriamente limitate, con il forte rischio che gli obiettivi espressi rimangano esclusivamente teorici. 
Non solo: nonostante le indicazioni contenute nel PRUBAI eleggano la raccolta porta a porta e la tariffazione puntuale come strumenti più adatti al raggiungimento degli obiettivi regionali, sul territorio assistiamo all’avanzamento di raccolte di prossimità a riconoscimento utenza, i cosiddetti “cassonetti intelligenti”, che stanno peggiorando sensibilmente la qualità della raccolta differenziata, nel silenzio della Regione Piemonte.  

Se ciò non fosse sufficiente, sottolineiamo come la scelta inceneritorista sia fuori dal tempo. 
 
L’Unione Europea ha chiarito come l’incenerimento dei rifiuti non possa essere compreso nella tassonomia – il suo regolamento che stabilisce cosa è finanziabile e cosa non lo è – perché non rispetta il principio basilare Do not significant harm  – non fa danni significativi all’ambiente e al percorso di decarbonizzazione in cui la UE si è impegnata con obiettivi vincolanti al 2030. 

Quali sarebbero le conseguenze di un nuovo impianto con una potenzialità da 250.000 tonnellate all’anno? 

Innanzitutto, lingessamento di tutto il sistema di gestione dei rifiuti piemontese. 
Un inceneritore è un impianto industriale e come tale deve funzionare a regime 24 ore su 24, 365 giorni su 365; di conseguenza deve essere “alimentato” costantemente, pena la perdita dell’efficienza tecnica ed economica. Non converrà, dunque, intraprendere percorsi virtuosi di riduzione, raccolta differenziata e riciclo effettivo.  

In seconda battuta l’emissione di gas inquinanti (pur nei limiti di legge) andrà ad aggravare la situazione già compromessa della qualità dell’aria regionale e, qualora si decidesse per l’ampliamento del Gerbido, quella della città di Torino, una delle più inquinate in Europa.  
Le emissioni più impattanti sono però quelle dei gas climalteranti: in epoca di decarbonizzazione ha senso pensare ad un impianto che annualmente scaricherà in atmosfera circa 250.000 tonnellate di CO2? A maggior ragione se ciò avverrà in una città, Torino, che ha preso l’impegno di arrivare alla carbon neutrality al 2030.  

Infine, un nuovo impianto impatterà sulle tasche di tutta la cittadinanza piemontese: il Parlamento Europeo ha recentemente approvato a larghissima maggioranza un emendamento al pacchetto di norme per la riduzione delle emissioni di gas climalteranti noto come “Fit for 55. Tale norma contempla che l’incenerimento dei rifiuti non sia più esentato dalla partecipazione al sistema di scambio delle emissioni di carbonio (Emission Trade Scheme – ETS) che prevede il pagamento di un costo per ogni tonnellata di CO2 emessa già dal 2026.  
Di conseguenza, anche gli inceneritori pagheranno una cifra, già oggi di 80 /t, probabilmente destinata a crescere, con un raddoppio delle tariffe di conferimento, pari ad oggi a 112,56 /t.  L’impatto sulla bolletta di tutta la cittadinanza piemontese sarà molto rilevante, generando anche quasi un forte aumento della parte variabile della stessa. 

Fuori dai percorsi di economia circolare. Dannoso per un sistema di gestione dei rifiuti virtuoso. Escluso dalla tassonomia europea. Inquinante. Climalterante. Costoso per la cittadinanza.  


Ci sembrano ragioni sufficienti per un secco NO ad un nuovo inceneritore in Piemonte. 

Condividi Post:

cosa facciamo

Campi Volontariato

Comunicati Stampa

Iscriviti alla newsletter di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta.

“La natura ha bisogno del coraggio di chi vuole difenderla. Dona ora per darci la forza di proteggere il pianeta e contrastare la crisi climatica”

 

Se preferisci donare con bonifico ecco le coordinate: 

C/C bancario intestato a Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, c/o BANCA POPOLARE ETICA, FILIALE DI TORINO, VIA SALUZZO 29, 10125 TORINO  

Causale: Donazione 

IBAN: IT 26 S 05018 01000 000011145752 

articoli correlati