Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta

Viaggiare con consapevolezza: verso un’estate sostenibile

L’estate è alle porte, e con essa torna il desiderio profondo di riconnetterci con la natura, di partire, esplorare, ritrovare quel senso di meraviglia che solo un viaggio sa regalare. Ma in un tempo in cui i cambiamenti climatici, il sovraffollamento turistico e la perdita di biodiversità sono sempre più un’emergenza, è sempre più urgente ripensare il modo in cui viaggiamo e farlo con maggiore consapevolezza. Oggi più che mai, il turismo sostenibile non è solo un’opzione virtuosa: è una scelta necessaria per garantire un futuro alle destinazioni che amiamo e per vivere esperienze davvero significative.  

“Il turismo è il nostro petrolio”. Questa frase fa emergere l’importanza del settore turistico per il Belpaese, ma l’associazione con la fonte fossile deve metterci in guardia da un approccio estrattivista, che spreme i nostri territori e li schiaccia sotto il peso dell’overtourism. Overtourism, tradotto letteralmente come sovraffollamento turistico, è un fenomeno che indica la presenza di tropp* visitatori e visitatrici in un luogo, al punto che questa presenza eccessiva comincia ad avere un impatto negativo sull’ambiente, sulla vita di chi risiede nei luoghi e persino sulla qualità dell’esperienza per l* stess* turist*.  

Una dinamica contorta, perché da un lato il sovraffollamento turistico stritola il territorio e allo stesso tempo lo alimenta. Sembianze, impatti e problemi dell’overtourism non sono uguali ovunque, anzi ogni luogo ha le sue specificità. Uno studio realizzato nel 2018 per la commissione Trasporti e turismo del Parlamento europeo definisce il fenomeno come una situazione in cui l’impatto del turismo, in certi periodi e in certi luoghi, eccede le soglie di capacità fisica, ecologica, sociale, economica, psicologica e/o politica. E lo riconduce all’effetto di strategie concentrate non solo sulla crescita dei volumi, moltiplicato da viaggi meno cari, aumento dei flussi all’estero, esplosione della sharing economy (le piattaforme come Airbnb, soprattutto) e della promozione via social.  

Gli affitti brevi hanno rivoluzionato il turismo e stravolto le città. Sono più di 10 anni che il fenomeno della locazione di case a uso turistico si è diffuso in tutto il mondo. Uno degli aspetti più dibattuti degli affitti brevi è questo: Airbnb ha soddisfatto una domanda che esisteva o l’ha creata? Certo, esistevano già forme di locazione turistica in abitazioni, ma Airbnb ha prodotto un salto di scala grazie all’abbassamento delle barriere di ingresso in un settore tradizionalmente riservato a professionist*. Questo ha consentito l’ingresso nel mercato di persone ordinarie: chi viveva o possedeva case in località turistiche che hanno visto l’opportunità di soldi facili. Quello che nel primo periodo di vita della piattaforma poteva essere definito come “arrotondamento” del reddito, è diventata un’attività imprenditoriale a tutti gli effetti. 

Da sempre sono state le innovazioni nel settore dei trasporti e dell’accoglienza, oltre all’incremento dei redditi e all’espansione del tempo libero, a innescare la crescita del turismo. L’aumento negli ultimi anni è stato soprattutto conseguenza dei voli low-cost, oltre che della nascita di Airbnb. Dove le città ampliano gli aeroporti, dove arriva Ryanair, il turismo cresce esponenzialmente. 

Se gli impatti del turismo e le combinazioni tra le cause possono essere virtualmente infinite, le soluzioni tendono ad assomigliarsi. Almeno le prime misure messe in campo per arginare un fenomeno difficile da gestire proprio per le tante dimensioni che chiama in causa, e non solo per la mole.  

Una delle più gettonate è il numero chiuso. In molte altre parti d’Italia, il turismo somiglia a un farmaco con troppi effetti collaterali e la reazione istintiva è provare a ridurre la dose. Mettere i tornelli al paese, però, è più difficile di quanto possa sembrare.   

Secondo le destination manager – figure professionali che si occupano di pianificare il turismo nelle località – la prima cosa da fare quando i flussi superano la capacità di carico di una destinazione è ridurre il numero di posti letto. È quello che ha fatto Barcellona regolamentando, e vietando nel centro storico, gli affitti brevi. Se consideriamo località ancora poco turistiche, ci rendiamo conto che almeno in parte questo è dovuto all’assenza di una massiccia offerta ricettiva. È incrementando l’offerta di posti letto che aumentano i flussi. Tutto il globo è potenzialmente “turistificabile”. 

Obiettivo: adottare misure strategiche. Perché c’è un paradosso di fondo: il turismo in Italia dà lavoro a 4 milioni di persone e secondo l’Istat vale circa il 6% del Pil, ma dati strutturati sull’overtourism sono praticamente assenti. Rendendo ancora più difficile ragionare su politiche efficaci. E molte amministrazioni sono restie ad adottare misure che riducano i flussi in aree congestionate.   
Una via è già segnata: diversificare (le destinazioni) e destagionalizzare (i flussi).   

Ma le persone non si comportano come particelle di gas che si disperdono nello spazio verso zone a minor concentrazione, e turist* non smetteranno mai di voler visitare Colosseo, Cinque Terre e Venezia solo perché esistono nuove destinazioni. L’apertura di nuove mete in aree rurali e naturali creerà solo più turismo in più parti del globo. Prevedere le conseguenze del marketing delle destinazioni naturistiche, motivato anche dal bisogno di decongestionare città sature, è importante per non ripetere lo stesso errore che ha portato allo stravolgimento dei centri storici delle città d’arte. Oggi le amministrazioni comunali chiedono una legge che consenta ai Comuni di regolare gli affitti brevi. Ma non è detto che i danni inferti dal turismo ai centri urbani siano reversibili, e l’odierno aumento dei flussi pone dubbi sulla possibilità di forme di “turismo sostenibile”.  

Capire qual è e come è fatto il carico antropico, però, resta fondamentale per disegnare politiche all’avanguardia. L’idea non è solo capire quanto possa sopportare un territorio e chi lo abita, ma costruire una nuova sensibilità e soprattutto ragionare su nuovi modelli virtuosi in modo inclusivo.   

Per quanto riguarda le montagne e le alpi, Legambiente premia durante la Carovana delle Alpi realtà che investono con successo su turismo dolce, agricoltura e progetti socioculturali utilizzando come volano la sostenibilità ambientale, conferendole la bandiera verde. Quest’anno sono 19 le bandiere verdi di Legambiente che sventolano sull’arco alpino e che ben sintetizzano come l’attenzione e la cura crescente nei confronti del territorio montano passino sempre più dalla sostenibilità ambientale, un volano fondamentale per queste aree interne. Piemonte e Friuli-Venezia Giulia sono le regioni che quest’anno hanno ricevuto, a parimerito, più bandiere verdi, con un totale di 4 ciascuna.  

Su 19 vessilli green ben cinque sono andati ad iniziative legate al turismo dolce:  

1) Vessillo green al Rifugio Alpino Vallorch e associazione Lupi, Gufi e Civette, presidio di educazione ambientale e sostenibilità nel Cansiglio (BL) nel promuovere la conoscenza e la tutela della Foresta del Cansiglio attraverso attività didattiche e ricettive eco-compatibili.   

2) Al Consorzio Turistico del Pinerolese (TO) per la capacità di costruire una rete efficace tra enti pubblici e privati per valorizzare il territorio del Pinerolese.  

3) Al Parco Naturale Regionale del Beigua per un approccio integrato e lungimirante alla gestione del territorio, con un forte accento sulla sostenibilità ambientale e il turismo responsabile.  

4) All’associazione Oplon, nata nel 2023 e costituita da un gruppo di giovani, impegnata nel rivitalizzare il territorio della Val Tramontina attraverso iniziative come il Threesound Fest e il progetto di recupero di Casa Abis a Tramonti di Mezzo (PN) 

5) Alla Sottosezione CAI Valle di Scalve (BG) per la realizzazione del progetto “La Via Decia – Il cammino dei boschi di ferro”.    

Se il turismo viene visto come il petrolio, questo è il momento di trasformarlo da fonte fossile a rinnovabile e sostenibile. Il turismo sostenibile non significa rinunciare al piacere del viaggio: significa, piuttosto, riscoprirne il significato profondo. È un modo per fare del bene mentre facciamo qualcosa che ci fa stare bene.  

Piemonte e Valle d’Aosta: un patrimonio da esplorare con rispetto 

Piemonte e Valle d’Aosta offrono un terreno fertile per costruire un modello di turismo lento, rispettoso e autentico. Sono terre di montagne maestose, borghi sospesi nel tempo, valli silenziose, tradizioni millenarie e sapori intensi. Ma sono anche territori fragili, che richiedono attenzione, cura e valorizzazione intelligente. 

Il Piemonte, con la sua straordinaria varietà paesaggistica che va dalle colline delle Langhe, Roero e Monferrato (Patrimonio UNESCO) fino ai laghi alpini e ai sentieri delle Alpi Graie, Cozie e Marittime, si presta perfettamente a un turismo esperienziale, enogastronomico e naturalistico, fondato su un ritmo più lento. Qui il turismo sostenibile significa scegliere piccole produzioni enogastronomiche, dormire in agriturismi o B&B eco-compatibili, percorrere cammini storici come la Via Francigena o il Cammino di Don Bosco, muoversi in bicicletta tra vigneti e castelli, partecipare a festival culturali che coinvolgono le comunità locali. 

L’Osservatorio turistico del Piemonte ha evidenziato come nel 2022 il 45,83% de* turist* ha scelto come meta Torino e provincia, seguito dal distretto dei Laghi Maggiore, Orta, Mergozzo con il 22,53% di turisti. Su Torino e provincia il flusso turistico è principalmente italiano, mentre nel distretto dei laghi del verbano e novarese dominano la classifica chi proviene dalla Germania.  

Le località lacustri rappresentano una meta fortemente turistica, visitata soprattutto durante il periodo estivo, che nel 2023 ha visto raggiungere il primato come meta scelta dai turisti in Italia, superando le località marine, montane e le grandi città d’arte. È   necessario quindi promuovere pratiche turistiche sostenibili ed implementare misure per proteggere i laghi, come la regolamentazione delle attività nautiche e del consumo di suolo, la gestione dei rifiuti, l’implementazione del trasporto pubblico locale e la conservazione della biodiversità. 

 

La Valle d’Aosta, la regione più piccola d’Italia, ma anche una delle più ricche dal punto di vista naturale e culturale, invita a un contatto più profondo con la montagna. Le sue vette imponenti – dal Monte Bianco al Cervino – non sono solo scenari da fotografare, ma ecosistemi da rispettare. I rifugi alpini stanno adottando soluzioni ecologiche, e numerose realtà locali stanno puntando su progetti di agricoltura biologica, turismo rurale e recupero del patrimonio culturale. I parchi naturali come il Parco Nazionale del Gran Paradiso promuovono itinerari didattici e attività per sensibilizzare alla tutela ambientale, Una fra tutte è la decisione, per l’area del Colle del Nivolet, di limitare gli accessi delle auto nella stagione estiva mettendo a disposizione navette o mezzi elettrici, e anche di promuovere giornate car-free dedicate a escursioni, ciclismo e fitwalking, per offrire un’esperienza di montagna autentica, senza rumori e inquinamento. 

Da 25 anni Legambiente, in collaborazione con Touring Club Italiano, mappa e premia con le Vele le località balneari che si contraddistinguono per l’impegno nella gestione turistica sostenibile, presentate nella guida “Il mare più bello”. Le Vele, con un punteggio da 1 a 5, tengono conto di diversi fattori: uso del suolo, stato della biodiversità, mobilità, fonti di energia utilizzata, utilizzo della risorsa acqua e depurazione, gestione dei rifiuti, stato qualitativo delle spiagge, struttura sociale e sanitaria.  

Nel 2024 sono state assegnate ben 18 vele alle località balneari sui laghi piemontesi: Avigliana (TO) e Cannero Riviera (VB) hanno ricevuto 5 vele, seguite da Candia Canavese (TO), Orta San Giulio (NO), Cannobio (VB), Verbania (VB) e Chiaverano (TO) con 4 vele. 3 vele sono state assegnate a Viverone (BI), Baveno (VB), Ghiffa (VB), Oggebbio (VB), Belgirate (VB), Dormelletto (VB), Lesa (NO) e Meina (NO). Chiudono la classifica Arona (VB) con 2 vele e Ivrea (TO) con 1 vela. 

La nuova edizione della Guida Blu: Il mare più bello sarà pubblicata il 13 giugno e potrà indirizzare verso nuove mete turistiche sostenibili, anche piemontesi e valdostane. 

Ecco alcuni consigli:  

  • Usa i treni regionali per raggiungere le valli principali (es. Aosta, Cuneo, Domodossola). 
  • Scegli strutture eco-friendly certificate (es. Legambiente Turismo, BioHotels). 
  • Partecipa a esperienze locali con guide del posto per valorizzare il territorio. 

Puoi anche partire con Legambiente, iscrivendoti ai nostri campi di volontariato che si svolgono in estate in tutta Italie e anche all’estero.  

Qui puoi trovare tutte le mete e le info per vivere un’esperienza fuori dal comune e contribuire ad un progetto di tutela e valorizzazione del territorio: https://volontariato.legambiente.it/ 

Goditi un’estate che rispetta i luoghi e le persone che li abitano, che valorizza le economie locali, che si prende il tempo per conoscere davvero, invece di consumare in fretta. Che si muove più lentamente, magari in treno, in bicicletta o a piedi. Che sceglie strutture ricettive impegnate nella riduzione dell’impatto ambientale. Che cerca esperienze autentiche, anche lontano dalle mete più affollate.  

In Piemonte e in Valle d’Aosta ci sono ancora tante realtà che resistono fuori dai circuiti del turismo di massa, che vivono nel ritmo delle stagioni e che aspettano solo di essere scoperte con sensibilità e meraviglia. 

Vogliamo lanciare un invito: viaggiare sostenibile non è solo una questione di destinazione, ma di atteggiamento. È scegliere con attenzione, lasciare i luoghi migliori di come li abbiamo trovati, avere curiosità e rispetto, imparare prima di giudicare, privilegiare la qualità alla quantità. 

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