In nome del popolo inquinato, che da troppo tempo attende giustizia, ciascuno si assuma le proprie responsabilità. L’indignazione per la prescrizione della sentenza Eternit non basta. Facciamo appello al Governo affinchè si impegni concretamente per la rapida approvazione del disegno di legge sugli ecoreati e per avviare al più presto le bonifiche dei siti industriali e la rimozione dell’amianto dagli edifici ancora contaminati.
E’ da Casale Monferrato che Legambiente rilancia il proprio appello al Governo Renzi per l’approvazione in tempi rapidi del disegno di legge sull’introduzione dei reati ambientali nel codice penale, fermo da marzo nelle Commissioni Ambiente e Giustizia del Senato, e per un rinnovato impegno sul fronte del risanamento ambientale e dello smaltimento dei materiali contenenti amianto. L’occasione è stata la cerimonia di consegna nella Sala Consiliare del Comune del premio “Luisa Minazzi-Ambientalista dell’anno 2014” promosso dall’associazione ambientalista e dal mensile La Nuova Ecologia a cui hanno preso parte il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza e Giovanni Maria Flick, ex ministro di Giustizia e presidente della Corte Costituzionale.
Con la prescrizione della sentenza Eternit si è consumato un nuovo capitolo della drammatica storia italiana in cui chi ha inquinato e ha procurato morte e dolore in tante famiglie se la cava con un nulla di fatto. Per modificare concretamente questa situazione è bene chiarire che non si tratta solo di un problema di tempi di prescrizione -ha dichiarato Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente-. Oggi i delitti contro l’ambiente restano, di fatto, impuniti e chi inquina non paga per la mancanza nell’ordinamento italiano di una fattispecie di reato ad hoc. Con l’inserimento nel codice penale dei delitti ambientali, in primis quelli di inquinamento e disastro, sarà possibile aiutare magistratura e forze dell’ordine ad assicurare alla giustizia i colpevoli ed evitare che nel nostro Paese si consumino altri crimini ambientali com’è successo a Casale Monferrato, nella Terra dei fuochi, nella Valle del Sacco, a Taranto, a Porto Marghera, a Bussi e in tantissime altre realtà.
Allo stesso tempo per Legambiente è indispensabile affrontare il capitolo delle bonifiche dell’amianto. A 22 anni dall’entrata in vigore della legge che ha proibito l’estrazione, la lavorazione e la commercializzazione della fibra killer, sono infatti ancora oltre 34.148 i siti da bonificare per oltre 32 milioni di tonnellate di amianto sparso in tutto il Paese. Per l’associazione ambientalista un aiuto consistente potrebbe arrivare dal ripristino degli incentivi per la sostituzione delle coperture in amianto con il fotovoltaico. Gli incentivi, terminati a luglio 2013, hanno permesso di risanare ben 30 mila tetti per una superfice di più di 20 kmq e di installare circa 3 GW di fotovoltaico. Si calcola che un investimento di circa 20 milioni di euro da attuare attraverso il sistema degli incentivi consentirebbe la bonifica di almeno 10 milioni di metri quadri. “Se si vuole imprimere veramente un cambio di passo nella lotta all’amianto –sottolinea il presidente di Legambiente Cogliati Dezza– occorre che Governo e Regioni diano avvio ad interventi concreti sia a livello nazionale che locale, a partire dallo stanziamento nella legge di stabilità 2015 di risorse adeguate per dare attuazione al Piano nazionale amianto che ancora una volta lo scorso 9 dicembre è stato bocciato dalla Conferenza Stato-Regioni”.
La cerimonia di consegna del premio “Luisa Minazzi-Ambientalista dell’anno 2014”, tenutasi nella città natale di Luisa Minazzi, tra i fondatori del circolo di Legambiente di Casale Monferrato e attivista simbolo della lotta contro l’amianto scomparsa nel 2010, ha visto salire sul gradino più alto del podio i biologi dei parchi appenninici che hanno realizzato uno dei più importanti progetti di ripopolamento mai varati in Italia, il Life Coornata, che ha consentito di mettere in salvo una specie a rischio d’estinzione, il camoscio appenninico. Secondo piazzamento per il Condominio Green di via San Gregorio 49 a Milano, protagonista di una bella storia di sharing economy, che ottiene la menzione speciale di Weleda. A David Grassi, che nel 2002 era marinaio sulla fregata Maestrale e si è opposto all’ordine del suo capitano di gettare in mare rifiuti oleosi, va invece il premio speciale del comitato promotore. Ma coraggio, generosità e senso del bene comune sono i tratti distintivi di tutti gli otto finalisti del premio. Da Annalisa Balloi, la microbiologa che sperimenta prodotti green applicabili nel restauro dei monumenti o nella difesa delle api, al fisico Angelo Tartaglia del Politecnico di Torino che sostiene la costituzione di comunità energetiche e si oppone al Tav in Val di Susa, al sindaco di Corchiano (Vt), Bengasi Battisti, che raggiunge l’85% di differenziata con il porta a porta e tutela l’acqua pubblica. E ancora Patrizia Rossi, la prima donna ad aver diretto un Parco, quello delle Alpi Marittime, a riposo da pochi mesi dopo una vita al servizio della natura anche come presidente di Europarc, e il seed saver Franco Pedrini, antesignano dell’agricoltura biodinamica, che coltiva antiche varietà di cereali nella sua azienda in Toscana all’insegna della qualità assoluta. Tutti testimoni di un’Italia che tiene insieme competenze, desiderio di far bene, senso del bene collettivo.
L’appello per l’approvazione del disegno di legge sui reati ambientali nel Codice penale si può firmare su Change.org al seguente indirizzo: www.change.org/legambiente-ecoreati