Legambiente raccoglie la sfida lanciata dal premier in vista del decreto Sblocca Italia. Il viaggio nell’Italia bloccata parte dal Piemonte e Valle d’Aosta: trasporti, bonifiche, rigenerazione e mobilità urbana. Piccole e medie opere incompiute, utili al territorio e ai cittadini
“Per rilanciare il Paese non servono leggi ‘liberatutti’ ma un green new deal”
Centouno piccole e medie opere incompiute – 5 di queste in Piemonte e Valle d’Aosta – utili al territorio e ai cittadini. Con il dossier #sbloccafuturo Legambiente raccoglie e risponde alla sfida lanciata dal premier Renzi ai sindaci d’Italia per individuare procedimenti fermi da anni, per ritardi o inconcludenze di settori diversi della Pubblica Amministrazione. L’associazione ha individuato un primo blocco di 101 cantieri che ancora non hanno visto la luce per responsabilità diverse. La voce più consistente riguarda il sistema dei trasporti (ferrovie, trasporti urbani, mobilità dolce), insieme alla messa in sicurezza del territorio dal rischio idrogeologico. Poi, a seguire, bonifiche, depurazione, riqualificazione urbana, sicurezza sismica, abbattimento di manufatti abusivi, impianti per chiudere il ciclo dei rifiuti. Nel decreto Sblocca Italia che il Governo ha annunciato per fine luglio per Legambiente dovranno trovar spazio regole e procedure per la realizzazione di opere la cui mancata realizzazione pesa negativamente sulla salute dei cittadini, sulla loro libertà di movimento, sulla possibilità di migliorare la qualità della vita, l’economia locale e nazionale.
Se vogliamo un Paese sicuro, dinamico, moderno, le opere da sbloccare devono essere coerenti con questa idea di Paese, non basta fare ‘tana libera tutti’ contro i lacci e lacciuoli che imbriglierebbero il sistema. Perché alcuni di quei lacci hanno salvato l’Italia da ulteriori e più gravi disastri –dichiara Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente-. Si deve semplificare ma serve un sistema di controlli efficace, consolidato e di pari prestazioni su tutto il territorio. Bisogna assumersi la responsabilità di selezionare e scegliere quali siano i vincoli necessari e le semplificazioni utili a rilanciare il Paese, a fermarne il declino, a ricostruire un’Italia capace di futuro.
Le opere individuate da Legambiente sono tra di loro molto diverse, sia per impegno finanziario che per consistenza dell’intervento e il viaggio nell’Italia bloccata parte proprio dal Piemonte e dalla Valle d’Aosta. Gli interventi segnalati nelle due regioni riguardano principalmente il settore dei trasporti. A saltare subito all’occhio sono i 521 milioni di euro previsti nell’ultima manovra finanziaria per l’ammodernamento della linea ferroviaria Chivasso-Ivrea-Aosta, ora a rischio per l’inerzia degli enti locali e di RFI. Se non verrà presentato il progetto esecutivo entro fine giugno il finanziamento verrà ritirato, facendo perdere alla Valle d’Aosta un’occasione storica per avere finalmente una ferrovia adeguata alle esigenze di pendolari e turisti.
Sempre in tema di ferrovie, ma questa volta tra Italia e Francia, nel dossier si punta il dito sulla linea Torino-Cuneo-Ventimiglia-Nizza le cui corse giornaliere, dal dicembre 2013, sono state ridotte da 16 a 4 a causa della mancata messa in sicurezza di alcuni tratti della linea ferroviaria e della conseguente limitazione di velocità a 40 km/h. Per ripristinare la sicurezza dell’infrastruttura sono necessari 29 milioni di euro, fondi che, a detta del senatore Stefano Esposito (vicepresidente della Commissione Lavori pubblici di palazzo Madama), sarebbero dovuti arrivare a fine febbraio 2014 dal fondo revoche del decreto del Fare. Ma gli emendamenti presentati in tal direzione nel corso dell’esame del disegno di legge di stabilità non hanno trovato esito favorevole.
Gli interventi da sbloccare per rendere le nostre città più moderne non si fermano qua: per rendere più funzionale il nodo di Torino del Servizio Ferroviario Metropolitano sono ancora da completare le stazioni ferroviarie sotterranee di Dora e Zapata, i cui fondi – 39 milioni e 750 mila euro già stanziati con il decreto FARE – sono stati in gran parte utilizzati per coprire gli extracosti legati al completamento della linea 1 della metropolitana torinese. Da diversi anni giace nei cassetti anche il progetto tecnico preliminare per il prolungamento verso Ovest della metropolitana, tra la stazione Fermi di Collegno e Cascine Vica di Rivoli per una lunghezza di circa 3.800 metri e dal costo di 304 milioni di euro, purtroppo però mancano ancora i finanziamenti necessari.
Finanziamenti invece esistenti ma lavori fermi per la riqualificazione energetica delle strutture dei Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006. I Giochi hanno lasciato infatti in eredità diverse strutture impattanti che in molti casi risultano inutilizzate e dei veri e propri colabrodo dal punto di vista energetico. Con la legge 65/2012 sono stati garantiti circa 40 milioni di euro per interventi di riqualificazione e manutenzione straordinaria delle strutture olimpiche. Ad oggi però gli enti locali non hanno ancora deciso a quali interventi destinare i fondi.
Capitolo a sé, per importanza e urgenza, il paradosso delle bonifiche dall’amianto a Casale Monferrato in cui molti interventi previsti nel Piano del Sito di Interesse Nazionale (SIN) sono ancora da avviare nonostante i finanziamenti ci siano. La colpa è del blocco dovuto al Patto di stabilità. Un impasse da cui uscire al più presto.
Mentre continua a farsi sentire a gran voce la propaganda per l’alta velocità Torino Lione, il trasporto ferroviario pendolare piemontese e valdostano è al collasso. Oltre ai tagli di Governo e Regioni che hanno portato alla soppressione di dodici linee in Piemonte nel 2011, si aggiunge l’inerzia politica e le lungaggini burocratiche che, ad esempio, fanno sì che i collegamenti tra Cuneo-Ventimiglia-Nizza si riducano da 16 a 4 o che non si possa raggiungere Torino da Aosta rimanendo sullo stesso treno – dichiara Fabio Dovana, presidente Piemonte e Valle d’Aosta -. Per far ripartire l’economia del nostro Paese e delle nostre regioni è indispensabile, ancor prima di investire nuovi soldi, sbloccare tutte quelle opere ferme per lungaggini burocratiche o vincoli insensati, a partire dal capoluogo piemontese in cui deve ancora partire il prolungamento della metropolitana dalla stazione Fermi fino a Rivoli e in cui devono ancora essere completate le stazioni sotterranee di Dora e Zapata, proseguendo con gli interventi di riqualificazione e manutenzione straordinaria per le opere olimpiche. Importantissimo e urgente è il completamento della bonifica dall’amianto a Casale Monferrato – conclude Dovana – terra martoriata dalla strage silenziosa causata dall’eternit e in cui si vive il paradosso per cui c’è un finanziamento stanziato non utilizzabile per via del patto di stabilità.
Con la presentazione delle prime 101 opere #sbloccafuturo Legambiente propone una riflessione ed apre un tavolo di lavoro: “Chiediamo ai sindaci di aiutarci ad individuare tutti gli ostacoli che in Italia bloccano le opere utili per i cittadini ed il territorio, per proseguire insieme nella segnalazione al Governo Renzi di cosa davvero serve al Paese e apre nuove e significative prospettive di sviluppo”.
Il dossier integrale è scaricabile all’indirizzo http://www.legambiente.it/sblocca-futuro