Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta

L’associazione è pronta a presentare le proprie osservazioni tecniche al progetto.

“Non è accettabile, né a Chivasso né altrove, il ricatto che vede da un lato la costruzione di impianti di riciclo e dall’altro l’apertura di nuove discariche. La Regione individui nel nuovo Piano Regionale sui Rifiuti luoghi adatti ad ospitare impianti di recupero di materia come questo”

Il territorio Chivassese è già stato martoriato a sufficienza negli ultimi decenni e ora è necessario lavorare per la chiusura delle discariche, per le bonifiche del terreno e per la riqualificazione dell’area. Ben vengano impianti di riutilizzo di materia, ma questi devono essere collocati in luoghi idonei.

E’ questa la posizione di Legambiente sul progetto “WastEnd – l’officina del futuro presentato in Provincia di Torino a fine ottobre dalla società SMC Smaltimenti Controllati Spa. L’impianto in progetto, che consiste in un centro integrato per il recupero di materiali di origine urbana ed industriale e valorizzazione di rifiuti non pericolosi, verrebbe realizzato in un’area del comune di Chivasso, prossima a Montanaro.

Il progetto, lodevole per gli obiettivi di recupero di materia proveniente da rifiuti, si colloca in un’area particolarmente critica, appesantita da decenni di attività molto impattanti per il territorio, in cui insistono già una ex cava e quattro vasche di discarica, di cui due già esaurite e due in via di esaurimento. Oltre all’inadeguatezza del sito scelto, a suscitare la contrarietà dell’associazione ambientalista è la richiesta non giustificata, se non per fini economici della stessa azienda, dell’ampliamento della discarica di Chivasso per il conferimento di rifiuti non riconducibili al processo produttivo dell’impianto di recupero. Secondo quanto riportato nel progetto presentato dalla società SMC, i flussi di conferimento in discarica di rifiuti speciali di provenienza esterna avrà un picco nei primi due anni, a partire dall’autorizzazione del progetto, pari a 120.000 tonnellate annue. Negli anni successivi il flusso dei rifiuti di origine esterna andrà via via calando per lasciare spazio a quelli provenienti dal ciclo produttivo dell’impianto ma la discarica sarà di servizio esclusivo all’impianto solo dopo 12 anni su una richiesta complessiva di 14. Un ampliamento dei volumi di rifiuti da conferire in discarica di 1 milione di metri cubi rispetto a quanto fino ad oggi previsto.

Questi due elementi, la non idoneità del sito e i rifiuti esterni destinati alla discarica, sono gli assi portanti delle osservazioni su cui Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, insieme ai circoli territoriali Legambiente Chivasso e Legambiente Pasquale Cavaliere, stanno lavorando per produrre le proprie osservazioni tecniche al progetto: “Il caso emblematico di Chivasso porti la Regione Piemonte, nella stesura del nuovo Piano Regionale sui Rifiuti, ad indicare i territori idonei ad ospitare impianti di questo tipo –sollecitano i rappresentanti di Legambiente-. Non è però accettabile, né a Chivasso né altrove, il ricatto che vede da un lato la costruzione di impianti di riciclo e dall’altro l’apertura di nuove discariche”.

E’ di pochi giorni fa la notizia della condanna della Corte Ue all’Italia per non essersi ancora adeguata alla direttiva sulle discariche. Il finale di un film iniziato nel 2003, quando l’Italia ha recepito la direttiva del 1999. In diverse regioni la discarica rimane ancora la principale opzione di gestione dei rifiuti, perché economicamente conveniente. Per questo Legambiente ritiene sia necessario pensare ad un nuovo sistema di penalità e premialità per un’Italia Rifiuti Free in cui prevenzione e riciclo risultino più convenienti rispetto allo smaltimento in discarica. La formula proposta da Legambiente, che segue il principio “chi inquina paga”, prevede di tartassare lo smaltimento in discarica, eliminare gli incentivi per il recupero energetico dai rifiuti, incentivare il riciclaggio perché diventi più conveniente del recupero energetico.