Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta

2,9 milioni di cittadini di serie B, meno risorse da Stato e Regioni, tagli e futuro incerto
In Piemonte solo lo 0,22 del bilancio regionale 2012 al trasporto ferroviario pendolare
Blitz dell’associazione a Torino e Pinerolo con il cartello
“Fateci uscire dalla preistoria”
“Servono treni nuovi e più numerosi.
Per ridurre inquinamento e congestione puntare a 5 milioni di pendolari al 2020”
Dossier completo su www.legambiente.it/contenuti/articoli/pendolaria-2012

“Fateci uscire dalla preistoria”. E’ lo slogan dei volontari di Legambiente che hanno manifestato oggi alle stazioni di Torino e Pinerolo insieme ai pendolari per sottoporre all’attenzione del Governo e della Regione Piemonte la situazione di degrado in cui versa il trasporto pendolare: lo stato di abbandono di molte stazioni, la vetustà dei treni, la soppressione delle corse e persino di intere linee (12 in Piemonte!), i ritardi e il conseguente sovraffollamento, l’incertezza dei finanziamenti e del futuro di un settore che interessa quasi tre milioni di cittadini dello stivale.

Sono infatti 2 milioni 903 mila le persone che, nel nostro Paese, ogni mattina prendono il treno per andare a lavorare o a studiare. In Piemonte tra il 2009 e il 2012 si è registrato un +13% di cittadini che prendono il treno ogni giorno, 20.000 viaggiatori al giorno solo sulla Torino-Chivasso.

Passeggeri inesistenti, però, nel dibattito pubblico, come mette in evidenza Legambiente nel suo rapporto Pendolaria 2012. Cittadini di serie B per la politica nazionale e regionale dei trasporti, che da oltre dieci anni premia la strada a danno della ferrovia come ben dimostra la suddivisione dei finanziamenti della Legge Obiettivo 2002-2012: 71% delle risorse per strade e autostrade, 15% per le ferrovie e 14% per le reti metropolitane.

“Anche quest’anno, alla crescita costante del numero di pendolari in Italia governo e amministrazioni regionali hanno risposto con tagli ai servizi, aumenti del costo dei biglietti e incertezze sugli investimenti, con effetti rilevanti sulla qualità del servizio – commenta Fabio Dovana, presidente Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta –. Serve un vero e proprio cambio di rotta per dare a tre milioni di persone la possibilità di scegliere un treno sicuro, pulito e puntuale Proprio in un momento di crisi economica come quello che stiamo attraversando – continua Dovana – bisogna occuparsi di un fenomeno sociale di queste dimensioni, perché l’aumento del numero di pendolari si spiega anche con la crisi economica che ha obbligato tante persone a spostarsi sui mezzi pubblici per risparmiare. Altro che tagli, si deve puntare a far crescere il trasporto ferroviario pendolare in modo da arrivare a 5 milioni di cittadini trasportati nel 2020”.

Il funzionamento del servizio ferroviario regionale è garantito da finanziamenti statali e regionali. A livello statale nel triennio 2010-2012 la media delle risorse stanziate è diminuita del 22% rispetto al 2007-2009. Il 2009 è, infatti, l’ultimo anno in cui sono state destinati fondi sufficienti a garantire un servizio decoroso. Nel 2011 i tagli effettuati dal governo Berlusconi nei confronti delle regioni hanno comportato una riduzione del 50,7% delle risorse. Il Governo Monti ha coperto in parte il deficit, ma per i prossimi anni le risorse a disposizione non bastano a garantire il servizio attuale ne a permettere investimenti in nuovi treni.

Alle Regioni spetta il compito di garantire la qualità del servizio di trasporto ferroviario pendolare, perché sono loro a definire il Contratto di Servizio con i gestori dei treni e a individuare i capitoli di spesa nel proprio bilancio per aggiungere risorse a quelle statali per potenziare il servizio (ossia più treni in circolazione) e per il materiale rotabile (dunque i treni nuovi o riqualificati). Purtroppo la Regione Piemonte ha trascurato le necessità dei pendolari, stanziando nel 2012 solo lo 0,22% del bilancio regionale!

Una carenza non da poco che pesa sulle spalle dei pendolari piemontesi ogni giorno e che si manifesta ancor di più sulle 12 linee tagliate e sostituite con autobus (Santhià-Arona, Pinerolo-Torre Pellice, Cuneo-Saluzzo-Savigliano, Cuneo-Mondovì, Ceva-Ormea, Asti-Castagnole-Alba, Alessandria- Castagnole-Alba, Asti-Casale-Mortara -già chiusa da settembre 2010 per galleria pericolante-, Asti- Chivasso -già chiusa da settembre 2011 per galleria pericolante-, Novi-Tortona ed Alessandria-Ovada). Tagli al servizio piemontese pari al 5% per il 2011 e un altro 5% nel 2011 che si affiancano ad un aumento delle tariffe pari al 10% nel 2011 e 12,5% nel 2012.

“Non si venga a dire che i bilanci in questi anni non permettevano investimenti maggiori – prosegue Dovana -. Ben altre risorse sono andate a spese per opere e progetti inutili o sprecati per politiche poco lungimiranti. E’ una questione di scelte, per migliorare il servizio le regioni dovrebbero investirvi almeno il 5% del proprio bilancio”. E, come dimostrano le esperienze positive di investimenti realizzati in questi anni – dai treni della Val Venosta alla Trento-Malè, dal tram delle Valli di Bergamo a quello di Firenze, fino alla ferrovia recuperata Foggia-Lucera – ovunque si investe e si comprano nuovi treni aumenta enormemente il numero dei pendolari e si tolgono auto dalle strade.

A fronte di questa situazione, i dati europei dimostrano che il ritardo più rilevante nelle infrastrutture non sta nelle autostrade ma nella dotazione di linee metropolitane e di ferrovie urbane. La rete di metropolitane delle nostre città che si sviluppa per 180 chilometri a fronte dei 621 della Germania, i 568 della Spagna, i 552 del Regno. Le nostre ferrovie suburbane si estendono su 595,7 chilometri, rispetto ai 2.033,7 della Germania e ai 1.782,2 del Regno Unito che per dimensione e popolazione è paragonabile al nostro. E i nostri treni pendolari sono tra i più lenti d’Europa: la media per i convogli suburbani è di 35,5 chilometri orari contro i 51,4 della Spagna, i 48 della Germania, i 46,6 della Francia e i 40,6 del Regno Unito. Nelle aree urbane si concentra l’80% della domanda di spostamento delle persone in Italia. Per questo almeno la metà della spesa nazionale e regionale per le opere pubbliche dovrebbe andare alla realizzazione di nuove linee di metropolitane, di tram e del servizio ferroviario pendolare, spostando ai nodi urbani la voce maggioritaria della spesa per le infrastrutture e riscrivendo completamente l’elenco delle 189 opere previste dalla Legge Obiettivo.

Per i prossimi anni, la prima sfida consiste nell’individuare nuove risorse per migliorare il servizio; la seconda nel promuovere innovazione nell’organizzazione del settore garantendo i diritti dei cittadini nell’ambito del processo di liberalizzazione. Secondo Legambiente, per cambiare scenario occorre partire da una domanda molto semplice: che cosa chiedono i pendolari? Chiare e unanimi le risposte: più treni, treni nuovi, treni più veloci sulle linee pendolari. E poi ascolto e confronto, perché come dimostrano le migliori esperienze europee, la partecipazione è un fattore importante per migliorare il servizio e fidelizzare i viaggiatori.

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