Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta

Tutela degli animali: le proposte di Legambiente ai candidati alle elezioni comunali, regionali ed europee. Presentati i dati del terzo rapporto “Animali in città”: soltanto il 26% dei Comuni ha realizzato una mappatura delle specie animali presenti sul proprio territorio

Pigri e poco attenti alla tutela e alla gestione degli animali. Con la sola eccezione di Alessandria, i Comuni capoluogo piemontesi e valdostani non raggiungono la sufficienza (60 punti su 100) in un settore che, invece, dovrebbe ottenere punteggi ben più alti considerata la grande presenza di amici a quattro zampe in città. È quanto emerge dalla terza edizione del rapporto “Animali in Città”, l’indagine di Legambiente dedicata ai servizi e alle attività dei Comuni capoluogo di provincia per la tutela e la gestione degli animali, realizzata attraverso un questionario inviato a 104 Amministrazioni comunali ed a cui hanno risposto 81 Comuni. Il quadro che viene fuori è quello di un Paese che, seppur ama gli animali, è ancora molto indietro nell’effettiva tutela e nei servizi offerti ai cittadini e ai loro animali d’affezione. I dati sono stati presentati questa mattina a Torino nel corso di una conferenza stampa.

Se l’86% delle amministrazioni dichiara di avere un assessorato e/o un ufficio comunale dedicato ad affrontare le problematiche animali, scende al 72% il numero delle amministrazioni che ha semplicemente chiesto alle ASL quale fosse il numero dei cani iscritti all’anagrafe canina, strumento indispensabile per fronteggiare il randagismo. Per quanto riguarda i servizi mancano sufficienti spazi aperti dove portare quotidianamente a spasso i propri amici a quattro zampe: in media nei Comuni italiani è presente uno spazio dedicato ogni 28.837 cittadini. Ed ancora il 47% dei Comuni ha dichiarato di aver adottato regolamenti per l’accesso degli amici a quattro zampe in uffici e/o locali aperti al pubblico, mentre solo il 26% dei Comuni che ha risposto al questionario ha conoscenza della biodiversità animale in città avendo realizzato una mappatura delle specie animali presenti sul proprio territorio.

Le città che nel complesso si impegnano maggiormente per gli animali d’affezione sono le città medie (tra gli 80 e i 200 mila abitanti) che, nella classifica finale dell’indagine di Legambiente, superano la sufficienza come Prato, prima in graduatoria, seguita da Bolzano e Modena. Al 9° posto in classifica si trova per il Piemonte Alessandria, che ottiene la sufficienza con 60,12 punti. Insufficiente invece Novara che con 54,10 punti si piazza al 17° posto tra le città medie. Le grandi (oltre i 200 mila abitanti) e le piccole città (meno di 80 mila abitanti), invece, arrancano. Torino ottiene un punteggio insufficiente piazzandosi con 47,39 punti al quarto posto dopo Padova, Firenze e Verona. Tra le piccole città il gradino più alto lo conquista Pordenone che supera di poco la sufficienza (63,5), seconda in classifica Chieti, e terza Biella con 57,51 punti. Seguono Cuneo al 7° posto, Asti all’11°, Verbania al 13°, Aosta al 19°, mentre Vercelli è fuori graduatoria in quanto non ha risposto al questionario dell’associazione ambientalista.

Dal prossimo anno in Piemonte –ha annunciato Rossana Vallino, responsabile del Settore Altri Animali di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta– il rapporto Animali in Città avrà per la prima volta ed in via sperimentale un focus anche su tutte le cittadine con una popolazione superiore ai 10 mila abitanti. L’intento è quello di avere una panoramica più completa dell’attenzione verso gli animali sul territorio, contribuire a dare visibilità alle iniziative ed ai servizi, spesso innovativi ed interessanti, che molti Comuni hanno realizzato, ma anche di stimolare quelle realtà che ancora faticano ad occuparsi di questo aspetto nell’amministrazione della città.

La conferenza stampa è stata inoltre l’occasione per Legambiente per presentare le proprie proposte sulla tutela degli animali ai candidati alle prossime elezioni comunali, regionali ed europee. “Visto che tra pochi giorni si voterà per il rinnovo di ben 891 Consigli comunali –dichiara Armando Monticone, rappresentante di Legambiente nella Consulta Animalista di Torino– proponiamo ai futuri amministratori, oltre che a tutti quelli in carica, di dotare il proprio Comune di un regolamento per la tutela e il benessere degli animali in città e contestualmente provvedere ad aggiornare i vari regolamenti che in qualche modo hanno ricadute sugli animali delle aree urbane, come i regolamenti di polizia urbana, del commercio, del verde pubblico, degli spettacoli viaggianti etc. Inoltre sarebbe molto utile se i Comuni avviassero censimenti delle specie selvatiche che vivono stabilmente nei centri abitati. La conoscenza è infatti il primo passo per attuare idonee politiche di convivenza tra animali e umani”.

È la Regione però ad avere maggiori competenze per la gestione della fauna, e in questi anni il Piemonte non ha brillato per la sua tutela. Legambiente rivolge pertanto ai candidati alle elezioni regionali del prossimo 25 maggio una proposta che potrebbe, se accolta, avere ricadute molto positive sulla salvaguardia della biodiversità e sull’esistenza di molti animali.

Poiché l’obiettivo che dovrebbe porsi qualunque politica di tutela ambientale è sicuramente quello della conservazione del più alto livello possibile di biodiversità -spiega Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta– chiediamo che la futura Giunta regionale si impegni a prendere tutte le misure possibili per perseguire questo obiettivo, sul piano gestionale, operativo e di promozione della conoscenza scientifica. In questa prospettiva chiediamo che vengano prese concrete misure per evitare i danni ambientali e la perdita di biodiversità derivanti dal consumo di suolo, dalle pratiche agricole nocive, dalla compromissione quali-quantitativa delle risorse idriche e dalla scarsa attenzione riservata alle aree protette. In particolare occorre che, per una corretta tutela della biodiversità, la delega alla tutela e gestione della fauna/caccia e pesca venga attribuita all’assessorato Ambiente, in modo da garantire che, per obiettivi e competenze, il criterio direttivo sia appunto quello della biodiversità. E’ infatti anacronistico mantenere legate le pratiche della caccia e della pesca con il settore agricolo, in quanto la fauna selvatica non può essere considerata una risorsa produttiva: la sua importanza non sta nella possibilità di commercializzarla ma nel suo ruolo di elemento essenziale per gli equilibri dell’ecosistema.

Legambiente ha inoltre ricordato come, ad oggi, la Regione Piemonte non abbia una legge organica sulla tutela della fauna e l’attività venatoria, ed ha sottolineato l’urgenza di normare questa materia in modo rispettoso della fauna, dell’ambiente e del sentire della maggior parte dei cittadini piemontesi.

La maggior parte della normative che interessano gli animali è europea, basti pensare a tutta la questione degli animali “da reddito” (dalla tutela dei consumatori al benessere animale negli allevamenti e nei trasporti), alla sperimentazione animale, alla pesca, alla tutela della fauna ecc. “Molti passi sono stati fatti per garantire un’uniformità di misure minime in tutti i Paesi UE ma molti sono ancora da fare –dichiara Antonino Morabito, responsabile Fauna e Benessere animale di Legambiente nazionale-. Ai candidati al Parlamento Europeo, una volta eletti, chiediamo di impegnarsi per l’approvazione della direttiva per la protezione del suolo, per ridurre il sostegno finanziario alle attività in contrasto con gli obiettivi di tutela della natura (direttiva habitat, uccelli e acque), di rafforzare le politiche ed il sostegno finanziario per il contrasto al commercio illegale di fauna e flora, oltre ad implementare le normative europee per la crescita del benessere di ogni specie animale allevata e definire un quadro di regole per consentire l’esercizio della libertà di obiezione di coscienza in relazione alle attività che utilizzano gli animali. Inoltre –aggiunge Morabito- riteniamo che, al di là delle norme per specifici animali o settori di interesse sia indispensabile che i parlamentari europei tengano presente e concretizzino nelle varie iniziative quanto sancito dall’art. 13 del Trattato di Lisbona e cioè che gli animali sono a tutti gli effetti esseri senzienti”.