Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta

Big Jump, con un tuffo nel Po Legambiente lancia un appello alla Regione:

“Sono urgenti politiche di tutela delle acque. Il rischio è che al danno ambientale si aggiunga la beffa sul piano economico, con pesanti sanzioni comunitarie”

Entro il 2015 anche fiumi e laghi dovrebbero tornare ad essere luoghi in cui poter fare tranquillamente il bagno se, come prevede la direttiva europea Water Framework, verrà raggiunto il “buono stato ecologico” delle acque. Ma l’Italia e il Piemonte sembrano molto lontani dal poter raggiungere questo obiettivo. E’ proprio per accendere i riflettori sulla qualità di fiumi e laghi che oggi anche in Piemonte si sono tenuti tre Big Jump, tuffi simbolici organizzati in contemporanea ad altri 105 tuffi in tutta Europa. L’iniziativa, promossa dall’European Rivers Network e organizzata in Italia da Legambiente, ha visto la partecipazione di decine di persone sul Po a Torino e a Villafranca Piemonte, e a Pecco (TO) sul torrente Chiusella.

Abbiamo voluto richiamare l’attenzione sull’urgenza di serie e concrete politiche per la tutela di fiumi e laghi –ha dichiarato Francesca Galante, responsabile campagne di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. Se vogliamo che i nostri corsi d’acqua raggiungano un buono stato ecologico occorre che si adottino piani per ridurre i prelievi a causa dei diversi usi dell’acqua e i carichi inquinanti, ricorrendo anche a misure come la riqualificazione e la rinaturalizzazione delle sponde, la fitodepurazione e la ricerca di soluzioni al problema dell’artificializzazione e dell’impermeabilizzazione dei suoli. Se non dovesse innescarsi questo processo virtuoso –ha sottolineato Galante-, oltre al danno ambientale si aggiungerebbe la beffa sul piano economico, con pesanti sanzioni per il mancato rispetto delle direttive europee anche a carico della nostra regione.

Da tempo l’Europa richiama l’Italia, a partire dall’approvazione della direttiva 2000/60, ad avere corsi d’acqua in buono stato. Il 22 dicembre 2015 scade il termine per il raggiungimento degli obiettivi ambientali previsti dalla direttiva, in termini di conseguimento (o mantenimento) del “buono stato ecologico” per tutti i corpi idrici. Ma continuano ad essere pochi i casi in cui si è investito sui corsi d’acqua con interventi di riqualificazione, rinaturalizzazione, prevenzione e mitigazione del rischio e insieme di tutela degli ecosistemi.

Per capire quanto si sia ancora distanti dagli obiettivi comunitari Legambiente ha effettuato un monitoraggio dei dati sulla qualità delle acque presenti sui siti internet delle Agenzie Regionali di Protezione Ambientale e delle Regioni. In Piemonte il 52,8% dei fiumi raggiunge il “buono stato ecologico” e l’85,5% il “buono stato chimico” delle acque. Per quanto riguarda invece i 13 laghi monitorati, raggiungono il “buono stato ecologico” soltanto il 38,5% mentre il “buono stato chimico” è raggiunto dal 92,3% dei laghi piemontesi. Non positiva inoltre la situazione delle acque sotterranee che nel 65,2% dei casi non raggiungono il “buono stato chimico”.

C’è oggi il forte rischio che non si riescano a raggiungere gli obiettivi qualitativi previsti dalla normativa e che, addirittura, si assista ad un peggioramento degli indici di qualità dei corsi d’acqua –ha denunciato Marco Baltieri, responsabile Acqua e Difesa del Suolo di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. Tutti i fiumi del Piemonte continuano a subire la fortissima pressione data dalle derivazioni irrigue (che spesso li lasciano completamente in asciutta) e idroelettriche (con la riduzione costante delle portate al solo deflusso minimo). Le amministrazioni regionali non hanno, in passato, predisposto efficaci strumenti di pianificazione. Ci auguriamo quindi che la nuova Giunta regionale voglia impegnarsi in questa direzione.

Baltieri ha poi voluto richiamare l’attenzione sul progetto per rendere navigabile il Po a valle della Diga Michelotti a Torino e fino alla confluenza con la Dora Riparia: “Questo comporterebbe la realizzazione di opere di grandi dimensioni e molto costose, in particolare una chiusa/conca di navigazione per superare il dislivello della Diga, con la prospettiva di proseguire a valle con una canalizzazione del fiume che gli sottrarrebbe la maggior parte dell’acqua. Non si comprende perché si vogliano progettare opere così imponenti, inutili, costose e dannose per il Po, mentre, con un impiego di risorse sicuramente minore, si potrebbero proseguire i programmi di miglioramento ambientale del fiume, in particolare per quanto riguarda la qualità delle acque e la balneabilità”.