Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta

La risposta di esperti ed associazioni alle dichiarazioni del Presidente regionale sulle recenti alluvioni

I comuni di Novi Ligure, Gavi, Ovada, Castelletto d’Orba, Rocca Grimalda, Castellazzo Bormida, Predosa, Casal Cermelli, Frugarolo, Casalnoceto, Arquata Scrivia, Serravalle Scrivia, Capriata d’Orba e Silvano d’Orba, insieme a numerosi comuni del Novese, del Tortonese, e dell’Ovadese, sono stati colpiti il 21-22 ottobre 2019 da piogge intense che hanno provocato allagamenti e frane e danneggiato residenze, infrastrutture, ponti, strade, reti idriche, strutture sanitarie e attività commerciali. A questo si aggiungono i feriti, gli sfollati e una vittima(1).

“Vogliamo evitare queste crisi per il futuro” ha dichiarato il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio. Un obiettivo importante che, auspichiamo, unisca l’impegno di autorità competenti, ricercatori e tecnici nel porre la sicurezza delle persone al centro delle politiche e degli interventi di gestione dei corsi d’acqua, potenziando al tempo stesso l’azione di contrasto al deterioramento del clima e della qualità dell’ambiente.

D’altra parte, con riferimento alle dichiarazioni rilasciate del presidente Cirio lo scorso 24 ottobre sul canale Rai News24, riteniamo necessario avanzare alcune precisazioni.

  1. Con riferimento ai tempi dei “nostri anziani”, il presidente Cirio afferma che “le precipitazioni erano allora come sono oggi”.

A Gavi (AL), una delle città più colpite, sono caduti 480 mm di pioggia nella sola giornata di lunedì 21 ottobre 2019, di cui ben 428 in 12 ore: quest’ultimo valore rappresenta l’intensità di pioggia più elevata registrata da quando esiste la rete di pluviometri in telemisura di ARPA Piemonte, ovvero da un trentennio. Inoltre, la comunità scientifica nazionale e internazionale è concorde nell’affermare che la crisi climatica in corso(2) stia determinando una progressiva crescita in numero e intensità di questo tipo di eventi meteorologici estremi(3).

  • Il presidente Cirio afferma inoltre: “dobbiamo fare in modo che i nostri Comuni, i nostri sindaci, i nostri anziani, che li hanno sempre puliti i fiumi, possano continuare a farlo. (…) non avevano la laurea né in geologia né in ingegneria idraulica, eppure li mantenevano e questi problemi non li avevamo”.

I tempi sono cambiati. A causa dell’aumento dell’urbanizzazione e del consumo di suolo, il nostro territorio e i nostri corsi d’acqua sono diventati ora più vulnerabili. Pertanto, anche in considerazione del progressivo aumento degli effetti del cambiamento climatico, riteniamo che oggi la pianificazione degli interventi non possa prescindere dall’impiego delle necessarie competenze tecniche e scientifiche. In particolare, è importante considerare che non è possibile adottare un’unica strategia di gestione idonea per tutte le situazioni. I processi geoidrologici e i fattori di rischio che caratterizzano i torrenti montani sono radicalmente differenti da quelli dei fiumi di pianura. La rimozione del sedimento e della vegetazione in alveo va considerata in tutte le sue implicazioni a valle e a monte dell’intervento, e può sortire una diminuzione oppure un aumento della pericolosità a seconda delle specifiche caratteristiche del corso d’acqua.

Visto quanto sopra, riportiamo di seguito le nostre raccomandazioni e soluzioni per ridurre il rischio di simili futuri disastri:

  • Corretta gestione dei corsi d’acqua

Per la corretta programmazione e monitoraggio degli interventi di gestione degli alvei, incluse le asportazioni di materiali, è necessario continuare ad avvalersi delle adeguate competenze scientifiche; in particolare, per le loro competenze specifiche in materia di processi geoidrologici e di gestione del rischio idraulico, non può non essere considerato il contributo di geologi, ingegneri idraulici ed esperti in sistemazioni idraulico-forestali. Un’esigenza che si fa oggi ancor più pressante a fronte degli effetti del consumo di suolo, dell’aumento della vulnerabilità dovuto a urbanizzazione e abusivismo edilizio e del progressivo intensificarsi degli effetti del cambiamento climatico.

  • Strategie efficaci per la prevenzione e l’adattamento al cambiamento climatico e al rischio geoidrologico

Auspichiamo che le istituzioni regionali, provinciali e comunali, in risposta sia ai recenti eventi meteorologici che all’urgenza dell’attuale crisi climatica, prevedano presto l’organizzazione di tavoli efficaci di esperti per discutere e programmare al meglio la gestione del rischio idraulico e geoidrologico e la relativa pianificazione degli interventi sul territorio(4), alla luce degli scenari climatici messi a disposizione dalla ricerca e in osservanza alle norme comunitarie (Direttiva alluvioni, Direttiva quadro sulle acque, Direttiva habitat e Direttiva uccelli)(5), regionali e emanate dall’Autorità di Bacino, e dei piani di gestioni dei corsi d’acqua vigenti, limitando a casi eccezionali azioni localizzate e fuori contesto.

Auspichiamo inoltre una maggior partecipazione ai processi decisionali da parte di ricercatori, amministrazioni territoriali, rappresentanti delle aree protette, residenti e associazioni locali. La pluralità di questi soggetti deve essere inquadrata in un’azione congiunta a tutela delle varie funzionalità del corso d’acqua, per prevenire il rischio di interventi settoriali che non terrebbero conto della naturale complessità del sistema. Riteniamo che il coinvolgimento attivo e concertato di tutti questi attori sia di importanza cruciale per garantire la necessaria efficacia delle strategie di prevenzione e adattamento.

  • Informazione e sensibilizzazione della comunità

Ai fini della protezione dell’incolumità degli abitanti, riteniamo sia fondamentale, a partire da un’efficace applicazione del Codice di Protezione Civile(6), la pianificazione, l’organizzazione e la divulgazione di percorsi partecipati ed educativi rivolti alle comunità locali riguardanti i seguenti temi: interpretazione delle allerte meteorologiche e dei messaggi della Protezione Civile, educazione alla gestione del rischio associato ad episodi di maltempo intenso, possibili conseguenze e impatti del cambiamento climatico. Si spera, in tal senso, di poter contare anche sul fondamentale contributo delle future iniziative promosse nell’ambito del sistema scolastico quanto in quello dell’associazionismo.

La crisi climatica e le alluvioni non conoscono colore o partito politico. Auspichiamo che la gravità di questi problemi possa essere uno stimolo per un’efficace azione congiunta verso la risoluzione di un problema che riguarda ognuno di noi.

  • Società Meteorologica Italiana 
  • Circolo Legambiente Protezione Civile Piemonte
  • Circolo Legambiente Val Lemme
  • Circolo Legambiente Ovadese, Valli Orba e Stura 
  • ATAAI Associazione Tutela Ambienti Acquatici e Ittiofauna 
  • Stefania Amato, C40 Cities Climate Leadership Group 
  • Francesca Bona, docente di Ecologia fluviale presso il Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi, Universitá di Torino 
  • Pier Luigi Calvalchini, Associazione Pro Natura Alessandria 
  • Claudio Cassardo, meteorologo e fisico del clima presso il Dipartimento di Fisica, Università di Torino 
  • Stefano Fenoglio, professore associato di Ecologia delle acque interne presso il Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica, Università degli Studi del Piemonte Orientale
  • Sonia Fogagnolo, presidente dell’associazione Riprenditi Alessandria 
  • Daniele Giordan, ricercatore presso il CNR-IRPI (Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica) di Torino
  • Laura Gola, biologa faunista presso Aree Protette del Po vercellese alessandrino
  • Francesco Saverio Fera, professore associato presso il Dipartimento di Architettura, Università di Bologna
  • Fabio Luino, ricercatore presso il CNR-IRPI (Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica) di Torino
  • Adriana Elena My, presidente del Consiglio Regionale Piemonte di Italia Nostra 
  • Davide Notti, assegnista presso il CNR-IRPI (Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica) di Torino
  • Riccardo Rancan, Associazione Naturalistica Culturale La Pietra Verde 
  • Antonio Scatassi, accompagnatore naturalistico presso Aree protette dell’Appennino  Piemontese
  • Nicola Scatassi, guardiaparco presso Aree Protette del Po vercellese alessandrino 
  • Giorgio Vacchiano, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali – Produzione, Territorio, Agroenergia, Università degli Studi di Milano Statale
  • Adriana Valente, giurista e sociologa presso il CNR-IRPPS (Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali) di Roma 

NOTE DI APPROFONDIMENTO

  • (1) Fabrizio Alessandro Torre ha perso la vita, travolto dall’acqua, nella zona di Capriata d’Orba (AL).
  • (2) A fronte del cambiamento climatico in atto, l’Italia aderisce all’Accordo di Parigi, con l’obiettivo di ridurre progressivamente le emissioni nette di gas serra fino ad azzerarle entro il 2050, come dichiarato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte al recente Climate Action Summit delle Nazioni Unite di New York (23 settembre 2019). A questi impegni si aggiungono la volontà della Presidenza della Commissione Europea, nella persona di Ursula von der Leyen, per la definizione di un Green New Deal europeo, gli appelli del nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per una maggior attenzione e sensibilizzazione sulla questione climatica, e la volontà del Ministero dell’Ambiente Sergio Costa, cui si deve la recente promulgazione del Decreto Clima, per la predisposizione di ulteriori atti normativi per la realizzazione di un Green New Deal italiano.
  • (3) Per il futuro, il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici redatto dal CMCC prevede, nel caso peggiore (scenario RCP8.5), un aumento generalizzato delle precipitazioni intense su tutta Italia (95mo percentile delle precipitazioni giornaliere: +9% in Pianura Padana e +13% sulle coste tirreniche nel periodo 2021-2050) e un moderato aumento degli eventi estremi (media annuale del numero di giorni con precipitazione giornaliera superiore ai 20 mm) nelle regioni centro-settentrionali.
  •  (4) Per rendere concreti tali principi potrebbe essere opportuno redigere un Piano di manutenzione del corso d’acqua, considerato come entità complessa con una molteplicità di funzioni, con specifico riferimento al mantenimento o ripristino di tale complessità (cfr. Legge Regionale 4/2016 della Regione Lombardia “Indirizzi per la programmazione, la progettazione e la realizzazione degli interventi di manutenzione diffusa del territorio, dei corsi d’acqua e delle opere di difesa del suolo” e relativo D.G.R. 238 del 18 giugno 2018). Inoltre, già la Legge 221/2015 (Collegato Ambientale) ha inserito nel Codice dell’Ambiente (D.Lgs. 152/2006) il Programma di gestione dei sedimenti come strumento conoscitivo, gestionale e di programmazione  degli interventi relativi all’assetto morfologico dei corridoi fluviali, in grado di coniugare gli obiettivi di mitigazione del rischio di alluvioni (Direttiva Alluvioni) con quelli di tutela e recupero degli ecosistemi fluviali (Direttiva Quadro sulle Acque). Proprio la necessità di bilanciare le azioni di mitigazione del rischio con quelle di miglioramento della qualità idromorfologica (e quindi ambientale) dei corsi d’acqua – e quindi di integrare le prescrizioni della Direttiva Quadro sulle Acque con quelle derivanti dalla Direttiva Alluvioni – ha condotto alla pubblicazione nel 2014 da parte di ISPRA del “Sistema di valutazione idromorfologica, analisi e monitoraggio dei corsi d’acqua (IDRAIM)”.
  • (5) Direttiva Alluvioni 2007/60/CE recepita dal D.Lgs. 49/2010, Direttiva Quadro sulle Acque 2000/60/CE recepita dal D.Lgs. 152/2006, Direttiva 92/43/CEE sulla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e Direttiva 2009/147/CE sulla conservazione degli uccelli selvatici.
  • (6) D.Lgs 224, del 2 gennaio 2018.