Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta

Un primo bilancio di Legambiente per cercare di capire cosa è andato bene e cosa va cambiato per il futuro

Partiamo da una dato. Dire, come fa qualcuno, che tutto è andato male non è vero. In molte delle periferie delle città al mattino si potevano vedere le strade quasi sgombre dai residui dei botti. E il 31 i botti si sono molto concentrati tra le 23 e le 01 del primo. Pochi anni or sono le strade al mattino erano un tappeto di botti usati e i botti cominciavano già nel pomeriggio del 31 e finivano il pomeriggio del primo. Merito dei diversi divieti emanati dalle amministrazioni comunali o della crisi? Forse di tutt’e due le cose. Un esempio su tutti la Città di Torino che grazie anche al lavoro delle associazioni componenti la Consulta del volontariato animalista ha introdotto nel Regolamento Tutela Animali il divieto di utilizzo dei botti.

“Siamo consapevoli che un regolamento serve a porre un problema, ad iniziare un cambiamento, che le regole servono per aiutare a cambiare i costumi ma che è necessario un radicale cambiamento culturale perchè le cose si realizzino –dichiara Rossana Vallino, responsabile settore Altri Animali di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. La norma del divieto dei botti è stata introdotta a Torino nel 2011 e oggi, dopo soli 2 anni e mezzo, riempie le pagine dei giornali cittadini e nazionali. Dopo solo due anni e mezzo le amministrazioni di tutta Italia si stanno ponendo il problema di superare l’utilizzo dei botti perchè gli animali vanno tutelati. Un successo di proporzioni inaspettate da chi ha proposto quella norma e che va rivendicato fino in fondo, riconoscendo anche al Comune di Torino il merito di essersi dotato di uno dei più avanzati regolamenti per la Tutela degli animali d’Italia”.

“Dire che però siamo del tutto soddisfatti non è nemmeno vero -dichiara Armando Monticone rappresentante di Legambiente all’interno della Consulta del volontariato animalista torinese-. Si è fatta una discreta campagna pubblicitaria del divieto ma si è partiti troppo tardi, nonostante le sollecitazioni della Consulta e di varie associazioni inviate per tempo. Non si sono fatte sanzioni, così risulta dalle dichiarazioni ai giornali del comandante dei vigili urbani Gregnanini. E nemmeno questo va bene. I regolamenti nuovi vanno accompagnati anche con qualche sanzione. Lo si è fatto con il divieto sul fumo nei locali pubblici e con le cinture di sicurezza, per fare due esempi tra i tanti. Soprattutto nelle zone centrali della città, dove più intenso ed esteso è stato l’utilizzo dei botti, ci si sarebbe aspettata qualche sanzione in più. Per il futuro il Comune dia l’esempio ai propri cittadini e accompagni il cambiamento culturale che indubbiamente è iniziato decidendo di rinunciare ai fuochi artificiali con i botti anche per San Giovanni, realizzando un evento con fuochi artificiali senza il rumore dei botti, bensì con l’accompagnamento di musiche piacevoli e più amiche degli animali”.

L’invito che Legambiente rivolge a tutti i comuni è di affiancare ai provvedimenti di divieto d’utilizzo dei botti anche ordinanze che ne vietino la vendita sul territorio comunale e che per il prossimo anno ci si attrezzi con un’adeguata e tempestiva campagna informativa e di sensibilizzazione.